martedì 26 ottobre 2010

Tata Andrea


Da quando papà per forza di causa maggiore si è trasferito a casa mia non solo ho resettato la mia vita privata ma nel giro di una settimana mi sono trasformato in una verace Miss Doubtfire. Lavo, passo lo straccio, cucino, lo coccolo e lo rimpinzo.
Avvertenza: l'eredità la ricevetti anni or sono, ora lo faccio per spirito di servizio,perchè l'amore è gratuito.
Il vecchietto furbetto ora sta seduto sul divano con tanto di plaiddino sulle gambine e sta guardando "terra ribelle" di Cinzia Th Torrini. Sarà per via di quel Th o per via del fatto che invecchiando ci si rincoglionisce. A voi l'ardua sentenza.
Io non avrei visto "terra ribelle" nepppure se King Kong mi avesse fatto capire a chiare lettere che mi avrebbe sodomizzato. Piuttosto che piegarmi al berlusconismo dell'anima navigo in rete, quantomeno conservo l'idea di aver qualcosa da eccepire. Invece no, anche io come decine di milioni di altri utenti mi trastullo nella convinzione di essere padrone delle mie scelte, delle opinioni sul mondo. Tutte baggianate: in realtà non sono, nella sostanza, diverso da mio padre, perchè non ho possibilità alcuna di verificare le info che mi arrivano. E anche quando un'idea ti sembra originale è perchè pensando ci sembra di pensare il mondo per la prima volta, mentre lui da millenni escogita bugie vere e verità bugiarde da raccontarci !
Ma non di questo voglio parlare.
Semmai del terribile vecchietto che ascolta i film in cuffia, che lo devo pregare di mangiare e dopo mangia come un porcello, che gli faccio trovare gli asciugami a bordo della vasca perchè non sa ancora dove sono le cose, perchè, mica tanto in fondo, sono un patito dell'ordine che mi aiuta a sedare le mie nevrosi maniacali, le quali a loro volta nascondono la paura del vuoto (horror vacui), la paura della vita, la paura della felicità, la paura delle carie, la paura della paura, la paura degli sconosciuti con caramelle in allegato, la paura della burocrazia, la paura dell'alitosi, la paura delle alliterazioni (tipo la paura della radura, o la paura della pianura).
Al mio vecchietto voglio un sacco di bene. Senza la sua mogliettina per qualche settimana mi pare che incarni perfettamente la sindrome mondaini, ossia quella forma diffusa di unione osmotica che poco o nulla ha a che fare con l'amore ma molto col bisogno reciproco dell'altro. Ma poi cos'è, o meglio cosa rimane di tutto 'sto amore ? Il sesso raggrinzito e bitorzoluto di un uomo? Il sesso carvernoso e spelacchiato di una donna? A ottant'anni l'eros è avere il culo di alzare la carta del giorno dopo.
Il vecchietto tremendo ora si commuove, si incanta, confonde e mi suggerisce che la ruota gira e che l'ultimo dentino che si incastra nella ghiera del tempo è poco più grande del primo dentino che spunta al pupone che smerda nel pannolone.
Ha 82 anni il papi, ma ora per me è come ne avesse 8,2. Quando rompe gli zebedei invece ne dimostra 820 e ci mette dentro tutta la perizia accumulata nell'arco di quasi una decina di secoli.
Il cuore del mio papino si muove in sincrono e in canone con Cibele, la Grande Mamma, nella fattispecie la sua consorte.
A volte mi chiede cose banali, tipo il nome degli uccelli che solcano i nostri mari (i gabbiani, non gli veniva la parola!) e io mi domando chi sia quest'uomo che fino a qualche anno or sono faceva mettere sugli attenti il mondo. Ora si emoziona guardando delle cagate inenarrabili alla tele e sta zitto quando mi vede pensieroso e stanco.
Forse gli piace la Torrini perchè quel th prelude a the end. E i vecchi questo sentimento lo vivono ora dopo ora, giorno dopo giorno. Io sono solo stanco, mi manca l'aikido, mi manca il mio essere flaneur tra le parole dei libri, ma qui ed ora mi godo il mio vecchietto terribile.

domenica 17 ottobre 2010

IO SONO, IO FUI, IO SARO'


Giovedì, quinta ora, seconda superiore: mi tocca spiegare grammatica e proprio non ne ho voglia. Entro in classe e trovo il mio unico studente cinese intento a leggere avidamente il suo vocabolario italo-cinese, più o meno come un beduino alla fonte. Gli chiedo: "hai il libro di grammatica?" . Mi risponde che non l'ha e che se lo farà prestare da una sua compagna. "Aprilo", gli chiedo cortesemente. "Mi dici se in cinese esiste il congiuntivo?". A quanto pare esiste, ed esiste anche il nostro condizionale e tutti i tempi all'indicativo.
"Ti scoccerebbe andare alla lavagna e scrivermi io sono nella tua lingua?". E lui diligentemente esegue. fa lo stesso col passato e col futuro.
Sulla superficie levigata della lavagna si addensano i segni della sua lingua. Poi chiedo lo stesso ad una mia studentessa rumena, indi ad una studentessa lettone e a una polacca.
Sulla lavagna io sono, io sarò, io sono stato e io fui in tante lingue. anche in spagnolo e in inglese. Ho una studentessa nigeriana che non sa la sua lingua perchè la nonna le parlava in inglese, la lingua dei colonizzatori.
Io vorrei scrivere in quella di mio padre, l'albanese, quello arcaico che si parla nei paesini del nostro meridione, ma non so una parola. So solo dire te dua mire, che significa ti voglio bene. E non ricordo neppure il latino, ma non riesco a dimenticare: nemo propheta in patria.
Mi sono sentito come gli Illuministi del Settecento, un petit Voltaire di Cinisello Balsamo. Mi sono anche sentito straniero tra le pareti di casa. Mi sono sentito felice perchè ho visto il sorriso negli occhi dei miei ragazzi.
Una di queste, Jennifer con la J, alla fine della lezione, passandomi accanto come un battito d'ali mi ha detto sottovoce: Prof, oggi la sua lezione di grammatica mi è piaciuta un casino.
Per tutto il resto c'è Master Card!

martedì 5 ottobre 2010

Stanco


Stanco di muovermi in macchina facendo slalom tra imbecilli patentati.
Stanco di vedere sciamare nei corridoi adolescenti brufolosi, tutti uguali.
Stanco di tornare a casa con sei sacchi della spesa.
Stanco di essere stanco.
Stanco di svegliarmi già annoiato.
Stanco di non potermi mai annoiare.
Stanco del'infelicità.
Stanco di cercare la felicità.
Stanco di aspettare.
Stanco di fare e disfare.
Stanco delle mie paure.
Stanco delle mie certezze.
Stanco del sole quando brilla.
Stanco della pioggia quando scroscia.
Stanco del suono lacerante delle ambulanze.
Stanco di non ricordare ciò che vorrei fermare.
Stanco di ricordare ciò che vorrei lasciare andare.
Stanco del ridicolo variamente declinato.
Stanco dei sorrisi posticci.
Stanco di essere come lo scaldasonno beghelli.
Stanco di mostrarmi intelligente.
Stanco della mia distrazione.
Stanco dei soliti giri.
Stanco di aver capito tutto ciò che c'era da capire.
Stanco di essere troppo educato.
Stanco del cellulare.
Stanco di fare collezioni.
Stanco dei vecchi maglioni.
Stanco di non sentire palpitare la vita.
Stanco di sentirne il respiro affannato.
Stanco di far liste movimenti.
Stanco di non trovare qualcuno che mi convinca.
Stanco della solita musica.
Stanco di chi crede di essere originale, mentre è solo un cretino.
Stanco di differenziare i rifiuti per ricomprarli sotto forma di plastiche.
Stanco di ridere fuori tempo.
Stanco di ridere coperto e allineato.
Stanco di desiderare quel che non posso avere.
Stanco di non desiderare quel che potrei avere.
Stanco di questo post.

domenica 3 ottobre 2010

le lacrime


Le lacrime sono trasparenti, se ci intingi il pennino non scrivi nulla.
Le lacrime sono salate, dovresti piangere a fiotti e trovare il sistema di conservarle per poi ricavarne sale e condirci la pasta.
Le lacrime rovinano il trucco, o striano gli occhiali, perciò sono poco eleganti.
Le lacrime miste ai singulti fanno perdere l'aplomb. Meglio quelle silenti, perchè un pianto d.o.c. non dà mai nell'occhio.
Il pianto più bello nella storia del cinema: glenn close che piange sotto la doccia la perdita del suo più caro amico, in "The big chill".
Il pianto catartico che vorrei fare: quando un mio romanzo sarà pubblicato da einaudi.
Il pianto inestirpabile: quello del bambino e del vecchio che ti porti dentro.
Se piangi mentre guidi, la strada sfuoca. Se piangi nell'attesa, di solito nessuno ti vede.
Se piangi alla fine forse è fatica sprecata. Se piangi all'inizio di certo hai paura.
Se pensi che piangere sia poco virile, quando piangerai le tue lacrime inonderanno il mondo.
Se pensi che piangere faccia star bene è quasi certo che tu non sappia cos'è il bene.
Non piangere mai davanti al tuo fiscalista, davanti alla custode del tuo stabile. Non piangere mai in un negozio di ferramenta perchè è pieno di uomini come te.
Non piangere mai su te stesso, ma sempre dentro te stesso, a volte certe preposizioni fanno la differenza.
Piangi pure davanti allo specchio, lui ti dirà se reciti o se è vero dolore.
Piangi pure davanti ad una fetta di Sacher, il miglior condimento sono le lacrimucce calde.
Se non piangi da un sacco di tempo, mettiti o fatti mettere un dito nell'occhio.
Se non piangi da ieri, non cercare altre scuse per piangere. In certi giorni è addirittura possibile sorridere.
Se ridi e piangi al contempo, scrivimi o telefonami: voglio vedere il volto di un uomo saggio.