lunedì 15 agosto 2011

I pomodori di Anna


verso l'ora di pranzo sono tornato a casa per prepararmi qualcosa e sulla sommità della colonnina del cancello di ingresso ho trovato affastellati quattro pomodori dell'orto della signora anna e del signor franco, i miei vicini di casa.
pomodori rossi, maturi, con la buccia che ci si può specchiare.
qui mi hanno accolto come un naufrago e di questo sarò per sempre grato a questo paesello e a questa gente genuina.
ho conosciuto un po' di gente e quando passo per le vie strette e acciottolate è un susseguirsi di ciao andrea.
di tanto in tanto mi arresto e rivolgo lo sguardo tra i filari di case di pietra. la valle tiberina è lì, ai miei piedi e se mi giro c'è la valle sovara, in cui si insinua un affluente del tevere.
la solidarietà, la generosità sono le gemme del genere umano. non c'è libro che ti insegni questo, forse è frutto di qualche misteriosa combinazione cromosomica, forse è la terra che ci ospita. io non lo so, so poche cose.
una di queste è dentro i pomodori che mi sono stati regalati.
se ci accosti l'orecchio puoi sentirle anche tu quelle paroline. se ti va le ripetiamo insieme.

giovedì 4 agosto 2011

notte ad anghiari


la notte entra nelle case come una sorella. il cielo è così terso da sembrare irreale, sembra dipinto da Magritte. per le viuzze si sente il rimestio delle stoviglie, le televisioni che raccontano del Mondo che in questo luogo stenta a entrare, come fosse un filo grosso in una cruna esile.
sull'acciottolato riverbera la luna e la valle circostante è canestro di grappoli di luci tremolanti.
la notte qui è amica. quando chiudi le imposte tu sai che lei è lì a sorvegliare i sogni che farai.
a milano è altra cosa. striscia tra le macchine, fa da gendarme ai capanni industriali, è imbuto in tangenziale, è nemica quando per disavventura le luci della via si spengono.
qui sta nella gerla del giorno, in attesa di essere deposta ai piedi del corpo stanco che fra breve si raggomitolerà sotto le lenzuola.

domenica 31 luglio 2011

Anghiari


anghiari è un luogo dell'anima.
sono arrivato ieri pomeriggio, zuppo di stanchezza e di dolore e le stradine strette, le case di mattoni e pietre a vista mi hanno accolto.
il paesino sta sulla sommità di un colle e da ogni lato contempli la valle sottostante. qui siamo in val tiberina, il tevere attraversa queste terre e a pochi chilometri c'è l'umbria.
umbria che significa ombra, lazio da latere, cioè nascondere. il mito greco narra che in lazio si nascose crono, padre di zeus, al termine della lotta tra gli dei dell'olimpo e i titani.
riassaporo la serenità, la voglia di stare in compagnia con i miei pensieri. mi sono portato libri da leggere, carte per scrivere ed è mia intenzione vistare questa valle. andare a monterchi e sansepolcro per vedere le cose di Piero, per inginocchiarmi davanti all'enigma della sua pittura che non si risolve mai in nessuna spiegazione. un po' come quella del nostro bramantino che nessuno caga in brera ma che è invece di una possanza mai vista.
un luogo dell'anima non è mai frastornante, non ti chiede di scordare, ma di ricordare con dolcezza. non chiede di distogliere lo sguardo dalle tue forre interiori, ma di cercarci dentro qualche fiore rimasto aggrappato alla roccia nuda.
anghiari è cordialità, letture fatte davanti a un caffè che raffredda, è la frescura di questa casa, i suoi muri spessi, le nuvole che all'orizzonte fanno le damigelle del sole.
baci a chi mi ama.

martedì 26 luglio 2011

Martesana


ebbene sì, l'ho fatto...mi sono comprato una canna fissa lunga 4 mt, ho recuperato a casa filo, galleggiante ed ami e sono andato a pescare sulla martesana. l'ho scoperta in questi giorni girovagando in bici. i parchetti che vi si affacciano sono zeppi di sudamericani, di gente di colore, di arabi e di pochissimi italiani.
gente povera, si porta dietro un plaid, vettovaglie e passa qualche ora sotto i rami fronzuti di qualche albero.
non ho mai pescato in corrente: con l'occhio devi seguire il galleggiante. ho sinceramente fatto un po' di fatica a intrecciare i nodi, o meglio a vedere le asole. la presbiopia non lascia scampo.
il galleggiante è blu e rosso, si impianta in acqua e velocemente impara a star dritto. ho lanciato lungo e non ho pescato nulla, forse l'amo è troppo piccolo, non so. come in ogni ambito anche la conoscenza delle tecniche è importante. dovrò mettermi ad osservare con attenzione qualche pescatore vero...
mi piace pescare, è un esercizio di autoipnosi a costo relativamente contenuto e a zero impatto ambientale. devo anche capire come slamare eventualmente il pesce sventurato che porterò a riva per poi ributtarlo in acqua. non sia mai che mi macchio di pescicidio!
io che amo la velocità proprio non so cosa mi attragga nella pesca. così è da bambino...credo sia merito del mio padrino che mi ha consegnato al fonte battesimale la sua passione per questo sport. forse sta nell'indole dei Gemelli che hanno bisogno di fermarsi, di mettere da qualche parte un punto e non solo virgole.
quando peschi non pensi a un beato c...o. sarà questo il sommo segreto? sarà forse la natura circostante? sarà il vociare dei bambini alle spalle, o il verde degli alberi che fanno streching sull'acqua? sarà per via di quel puntino colorato - il galleggiante - che naviga sull'acqua dolcemente?
non so. so che a volte non serve darsi risposte. sempre meglio imparare a praticare tracheotomia al cagnotto o fare un buon nodo.
esiste un'assiologia della pesca, ha cotesta pratica un valore etico o piuttosto la pesca "è", ossia gode di un suo statuto ontologico? la pesca è teleologica, il suo fine non sta nel verme ma nel pesce "absconditus":
dal punto di vista freudiano in quale regione del nostre Essere potremmo collocare la pesca ? nell'es io dico, nel'inconscio. perchè è dall'inconscio che il conscio pesca e si fa guidare nell'attività onirica, nei sogni ad occhi aperti, nei lapsusu e nei cazziemazzi.
qual è il sogno ad occhi aperti di un pescatore ? essere canna e lenza, verme e pesce. fondersi nel Tutto Cosmico dal quale riemergere sotto forma di cagnotto dorato.

sabato 11 giugno 2011

dagli al tiranno!





quando crolla un regime le statue del dittore vengono rimosse, le fotografie arse nelle piazze. gli slogan vengono accantonati, le leggi abrogate o corrette in profondità.
un mondo nuovo si staglia all'orizzonte e se allunghi il dito ti sembra di toccarlo.
due visioni del mondo si sono fronteggiate e una delle due ha avuto il sopravvento, l'altra è "soccombuta" (dal verbo soccombere).
sulle macerie si vorrà ricostruire città migliori, vivere principi e regole migliori, essere guidate dal giusto e dal vero.
il cattivo è morto, magari impiccato, magari fucilato, poco importa. l'importante è l'accanimento, la voglia di voltare pagina. le opposizioni esultano per le vie, rilasciano dichiarazioni concilianti, inneggiano al futuro.
l'ombra si è allontanata, il sole nuovo sta per sorgere.
eppure tanta acrimonia, tanta gaiezza nascondono qualcosa. il rischio è sempre lo stesso: il liberatore di oggi sarà il tiranno di domani?
per liberarsi dalla tirannia non basta gettare al suolo le statue, bisogna fare i conti con la propria coscienza, col principio di responsabilità individuale.
dove stavo io mentre il tiranno entrava nella mia vita, mi imponeva regole e diktat? perchè non ho voluto vedere e capire che mi stavano portando via un pezzettino di libertà alla volta? perchè ho permesso al despota di portarmi via la libertà di scelta? cosa ne ho avuto in cambio ?
la dittatura, a differenza della democrazia, ti spinge a non guardare in faccia la realtà. fa di tutto per deresponsabilizzarti, per toglierti dall'impaccio di scegliere che fare, per levarti di dosso la spiacevole sensazioni di dover prendere in mano la tua vita e guardarla diritta negli occhi, ben sapendo,pur sapendo che ogni scelta è fatta su terreno sdrucciolevole.
per paura di rischiare ho preferito delegare, per paura di sceglier ho preferito consegnare la mia vita ai gestori dell'intrattenimento su scala mondiale.
il dittatore non marcia più a passo d'oca, ma a passo di spot publicitari.
il dittatore ti chiede fede assoluta e in cambio ti lascia intontito nel paese dei balocchi, sospeso sopra una realtà che ha un'altra voce : quella della scelta individuale, della volontà di capire, di andare fino in fondo alle questioni.
PERCHé ? mai smettere di chiedersi il perchè? perchè faccio così, perchè hanno fatto così? perchè devo accettare per buono che con 50 euro riesco a fare solo 32 litri di verde? perchè quel signore mi ha detto quella cosa e io ho risposto in un certo modo?
mica vero che non c'é risposta a tutto. la risposta la trovi solo se la cerchi.
poco importa se è quella sbagliata, l'importante è non smettere mai di tentarci.
a volte capita che la risposta te la diano gli altri, ma perchè questo accada è necessario mettersi nella posizione di chi ascolta, di chi pensa che non tutte le risposte si trovano rovistando dentro se stessi. a volte capita che le risposte le offriamo noi agli altri, certi le accolgono, alcuni le rifiutano.
basta, sto diventando sentenzioso!

mercoledì 23 marzo 2011

il fondo del barile


il fondo del barile è arrugginito, chiazzato di muffa. il ferro si sfoglia, si sbriciola. una pozzettta d'acqua di color marrone non è ancora stata assorbita.
quando il barile cade lungo il declivio è tutto un clangore che si spande nell'aria. cade e s'ammacca, rotola e rimbalza. s'arresta per via di un tronco, forse è uno roccia emersa, da qui non distinguo.
il sole che tramonta illumina il barile di sghimbescio. è patetico, ma conserva pur sempre una certa grazia. della scritta di cui si pavoneggiava è rimasto poco. una S color dell'oro e una E nera come il succo di una bacca.
altri bidoni lo attendono, gli uni riversi sugli altri, certi cupi, alcuni di latta che riluce, parecchi senza coperchio, pochi con.
cosa conteneva?
olio denso di olive del nostro meridione. forse.
olio nero cavato fuori da parecchie macchine. forse.
cento litri di lacrime. forse.
cento chili di farina bianca per fare il pane croccante.forse.
cento chili di petali di rose regalate.probabilmente.
parecchi ninnoli appartenuti ad un vecchio signore con i capelli bianchi.probabilmente.
un sospiro lunghissimo. quasi sicuramente.
un pennino e un calamaio per scrivere questo blog. certamente.

mercoledì 23 febbraio 2011

scritto di getto


e se potessimo tornare indietro? se potessimo, dico io, rivedere con calma la nostra vita?
passeremo tra un cumulo di macerie illuminate dalla luce radente del sole, passeremo attraverso fasci di luce che trasportano miriadi di pulviscolo color dell'oro.
rivedremmo visi e volti, luoghi e cose.
sentiremmo sulla nostra pelle l'acqua che vi rimane quando si esce dal mare e quella passata sulle labbra per non sentire l'arsura quando il sole accarezza le vette per poi andare a dormire dietro una coltre di nubi bianche.
sentiremmo ancora una volta il biscotto sciogliersi nel latte, rivedremmo quella rosa che resiste nel vaso, avvertiremmo sulle mani il tepore strano del velluto accarezzato.
potremmo contemplare i nostri mille risvegli, e rivivere i sogni fatti col cuore capovolto.
se potessimo fare tutto questo sarebbe bellissimo. per ogni ricordo un nome nuovo e un nuovo colore.
sarebbe come seguire le venature della corteccia che avvolge l'albero.
un albero altissimo e sacro, con radici profonde, fronzuto, in grado di raccogliere luce e di restituirla sotto forma di rugiada.
i romantici tedeschi chiamavano sehnsucht la nostalgia per qualcosa che non si è mai avuta o che, aggiungo, è scivolata tra le dita dei giorni come sabbia finissima.
nostalgia che ammanta tutto, proprio come fa la neve, e che attutisce il pianto, che smorza il riso, che ti rimbocca le coperte sopra l'anima affaticata.
sono quel che sono perchè i ricordi che mi porto dentro hanno una loro consistenza,quella che nel mio presente riconosco solo ai desideri ancora da esaudire.
sono ciliegie mature, dense di succo, che si spappolano tra le mani, che ti sporcano la bocca, che ti inebriano. perchè magari la vita non ha senso, ma per certo ha un valore, lo stesso che attribuiamo alle nuvole bianche.

mercoledì 16 febbraio 2011

i quattro elementi


ARIA
il fruscio tra le foglie. le tende all'improvviso gonfiate dal vento. la brezza primaverile. l'alito che nel freddo s'annuvola. soffiare per fare una bolla di sapone. aspirare una sigaretta. sbuffare. la bora che travolge. le ali gonfie di vento dei gabbiani. un aquilone, molti aquiloni. prendere aria. lasciare tutto per aria. mandare tutto all'aria. arieggiare. arioso. una boccata d'aria.

ACQUA
la rottura delle acque. attraversare le acque. sprofondare in acqua. bere acqua tutta d'un fiato. sorseggiare acqua fredda. acqua calda sul corpo stanco. fare acqua da tutte le parti. acqua che si fa vino. annacquare. acqua battesimale. acqua di una fonte montana. acqua di pioggia. acqua trasformata in ghiaccio. ghiaccio che torna ad essere acqua. vapor acqueo.



TERRA
terra per accogliere le radici. terra per dire grounding. terra, terra!!. terra nel cuore. terra per piantare rose novelle. terra grassa. terra arida. terra a perdita d'occhio. terra di conquista. terra da esplorare. fedele alla terra. terra, cioè gaia. terra ocra, bruna, scura, terra negra. at-terra-re. terra vergine. terra custode d'arcobaleni.

FUOCO
fuoco per cuocere. fuoco per illuminare la notte. fuoco prometeico. fuoco, fuocherello, fuochino! al fuoco, al fuoco! s'i' fossi foco arderei lo mondo. fuochi fatui. fuoco nel camino. fuoco sulla pelle. fuoco nel cuore e nel sesso. fuoco nei miei e nei tuoi occhi. mettere a fuoco. essere fuori fuoco. sfuocare. fuochi e fiamme. fuoco di uno zippo. puntare, mirare...fuoco!

venerdì 4 febbraio 2011

le piccole cose (open list)


le piccole cose che usiamo come coperte calde da rimboccare sopra i nostri cuori spelacchiati.

01. il sole tiepido di oggi,che sa di promessa buona.
02. la doccia calda quando ci si sveglia
03. il rumore della macchinetta del caffè al bar
04. il riscaldamento dell'automobile
05. qualche sorriso
06. un incontro inatteso
07. uno sguardo "cuscino"
08. una parola desueta
09. il calice di vino
10. la malinconia che arpiona
11. certe foto
12. lucidare le scarpe
13. visitare i vecchi
14. sentire il fruscio delle pagine di un libro
15. l'acqua fresca
16. un pasticcino mangiato in un solo boccone
17. corteggiare l'altro per non corteggiare più sè stessi
18. le ultime cioccolate calde
19. scrivere mille incipit
20. le nuvole, certo...le nuvole
21. la carta Mondo degli arcani maggiori
22. l'asse d'argento di silver surfer
23. il cappellino di lana
24. l'albero dell'anima in Avatar
25. gli antenati
26. le carezze
27. i figli degli altri
28. la serie di fibonacci
29. la tartaruga di ermes
30. avvicinarsi al dolore dell'altro come ad un diamante in una teca
31. il silenzio

chi ne ha voglia, continui.

lunedì 31 gennaio 2011

il papi e le guerre "pubiche"


non di me, ma di ciò che sta accadendo intorno a me, anzi intorno a tutti noi, di qualsivoglia colore politico.
la vicenda che vede implicato - fino a dimostrata e incontrovertibile innocenza - S.B. , non si limita ad essere solo una boccaccesca storia di letto, di fellatio e cunnilingus. l'aspetto più grave non attiene i codici, ma i nostri orizzonti culturali.

in 30 anni di televisione commerciale le nostre coscienze sono state azzerate, narcotizzate, tramortite. il presente è diventato un cartamodello bidimensionale, il passato presentificato dai media (televisione in primis), il futuro la discarica del qualunquismo, dell'accidia.
imbambolati da questo enorme e lucciante luna park, nel quale ogni divertimento è imbonito, l'altro diventa merce, e come tale, quando si rompe e quando ti rompe, può esser agevolmente sostituito.

aveva ragione a. huxley che ne "il mondo nuovo" aveva presagito che non sarebbe stato un Grande Fratello a renderci schiavi, ma questa diffusa promessa di divertimento, di disimpegno, di delega 24hours a day delle nostre responsabilità. tutto gira intorno ad un principio del piacere che, al punto in cui siamo, non ha neanche bisogno di contrapporsi al principio di realtà per esistere.

in quest'ottica anche il corpo delle donne diventa merce, svago, mentre il Re, trasgredendo ogni regola sula quale si fonda la nostra società di diritto, alla stregua di un monarca assoluto, si permette di far vacillare i pilastri sui quali abbiamo costruito un barlume di cultura laica, democratica, aperta alle differenze.
il nucleo magmatico del suo potere non riposa nele istituzioni colluse che ne consentono l'agire, ma nelle nostre menti che dicendo di tollerare segretamente invidiano.

chi tra di noi non vorrebbe fare ciò che fa Re Silvio, chi tra di noi s'alzerebbe per gridargli "chi non ha peccato scagli il primo perizoma!!" :-).
è l'onnipotenza, la nostra inconfessabile onnipotenza, che trova il suo corrimano in questo piccolo cesare.

ci vorranno anni, decenni, per riparare il danno culturale prodotto dal papi, per ristabilire le regole del gioco democratico, per far entrare nelle zucche della gente che l'altro esiste non come appendice dei nostri bisogni, ma come Altro da me, che chiede rispetto e comprensione.

quel che è peggio è credere che nulla possa cambiare e che nulla cambierà. questo è il danno peggiore prodotto dalla società dell'intrattenimento.

a vent'anni hai già smesso di sognare.
lo leggo negli occhi dei miei studenti. ha 30 anni hai stretto sodalizio con mammona e sei aperto ad ogni compromesso. a 40 anni firmi il contratto che marchionne ti impone perchè hai paura di perdere il posto di lavoro e di non potere pagare le rate sul tuo televisore al plasma che hai comprato per vedere le immagini di una vita che non vivrai mai.

questa non è una repubblica fondata sul lavoro, ma fondata sulla fellatio.
a chi verrà lasceremo un mondo di merda, però potrà gustarselo in HD, high definition.
beati loro, noi ci siamo accontentati dell'anal..ogico.