lunedì 18 giugno 2012

balene blu e puntini bianchi

dico sempre ai miei ragazzi che l'occhio viene attratto dal puntino bianco fatto col gesso sulla lavagna nera.
quel puntino bianco è un minuscolo varco, a volte il nero sovrasta, ingoia il bianco, l'occhio atterrito non riesce  a staccarsi da quel liquame nero.
poi un giorno ti svegli e quel minuscolo puntino bianco è ancora lì, ma è così piccolo che devi aguzzare l'occhio.
allora ti avvicini e accosti l'orecchio. il sussurro è flebile, quasi impercettibile.
ti sembra che abbia pronunciato il tuo nome, ma lo dice come un vecchio lp che ruota  a giri più bassi e  appensantisce la voce, la rende baritonale, come il canto millenario delle balene sul fondo del mare, dove non trapela la luce e basso e alto non hanno più senso.
il senso sta nella lenta riemersione, poco alla volta, metro dopo metro, rilasciando l'aria accumulata negli enormi polmoni.




il puntino bianco forse un nome ce l'ha, magari non è il mio, non è il tuo, ma quello che qui da noi si chiama speranza.