mercoledì 26 maggio 2010
van the man
la mia anima ha la stessa voce che ha van morrison. nella sua musica mi perdo ritrovandomi e pochi sono i colori che lascia fuori.
sul mio braccio destro, con la cui mano scrivo, ho fatto tatuare un verso di una sua canzone che recita testualmente: with a sense of everlasting life. a mio modesto giudizio si riferisce alla giovinezza, l'epoca della vita in cui ti sembra che il tempo sia interminabile e che tu sia infinito, proprio come i tuoi pensieri che esplorano i confini del tuo mondo interiore.
ora, per me, everlasting life significa sentire che il tempo fugge, che questa mia età è quella in cui penetri fino in fondo quella parola meravigliosa coniata dai romantici tedeschi per dire nostalgia di quel che non si è mai avuto e che forse non si avrà mai. qualcosa a cui non si può dar nome e che è tutt'uno con lo streben nach, col tendere verso.
la musica di van mi permette di ripercorrere i meandri di quel che ho avuto e di quel che so di volere, mi dice chi sono e mi parla con quella voce di padre buono che per la verità nella mia vita mi è mancato. un padre che giocasse con me, che mi chiedesse delle mie passioni e delle mie paure. ho avuto altro, questo no.
anyway, ora sono qui con l'orecchio appoggiato ad auscultare il mio cuore ermetico.
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