mercoledì 28 novembre 2012

siamo alla frutta


aspettavo il bus, linea 44, pioveva, quella pioggerella fine che per un occhialuto come me è una vera rottura.
accanto a  me una cinesina con l'auricolare bluetooth all'orecchio e una signora anziana.
la signora ha voglia di parlare e rivolgendosi alla cinesina dice :"sa, signorina, che hanno ritirato dal commercio quell'affare che le lampeggia vicino all'orecchio. è pericoloso!".
la cinesina avrà diciasette anni, forse anche meno e risponde dicendole che gliel'ha regalato il papà. la signora risponde: sono aggeggi cinesi, fanno male.
certo che detto ad una cinese non è proprio il massimo.
osservo la scena e penso che il nostro paese è in dismissione, un paese di vecchi, di gente illetterata, strana, nevrotica,  che parla per sentito dire ed elegge il sentito dire a farina del proprio sacco.
questa gente che proviene da altre parti del mondo, pede lento, con molta umiltà, con molta pazienza sta de-costruendo la nostra società vecchia, malata, alla deriva, non ancora capace di riscrivere valori e di individuare nuovi orizzonti.
fra vent'anni saremo noi a lavorare nei loro negozi e saremo noi a fare da badanti, da meccanici, da portatori di carrelli in lunghissima fila dentro i supermercati. non mi viene neppure da dire : ben ci sta!
noi pensiamo che questo paese sia nostro perche sopra ci sventola il tricolore, ma in realtà questa terra è di tutti, anche di chi proviene da lontano e qui da noi è arrivato a bordo di gommoni, dentro camion guidati da autisti compiacenti e corrotti.
noi siamo alla fine, alla cassa e stiamo pagando il conto. abbiamo fatto per decenni il passo più lungo della gamba. cicale contro formiche.
i negozietti dei cinesi sono pieni di merci che abbiamo sempre venduto nei nostri negozi, ma nei loro i prezzi sono evidentemente più bassi e la  sciuretta s'accalca  alla ricerca del risparmio.
questa gente  che se ne sta zitta sui mezzi, che rifugge il nostro sguardo ci sta dicendo non che ci odia, ma che siamo dei vecchi coglioni, che non abbiamo capito da che parte tira il vento, che non sappiamo cosa è il bene comune, che siamo autoreferenziali fino al buco del c..o. mentre loro si aggregano, si conoscono, condividono, compartecipano, risparmiano, sanno sopportare, hanno telefonini da 40 euro e non da 700, sanno cosa vuol  dire oggi e  soprattutto domani.
per loro esiste il noi, per noi esiste un Io obeso sempre più sbiadito.
non sono meglio di noi, sono più veri, genuini, questo sì. i miei migliori studenti o sono donne o provengono da altri paesi.
meditate gente, meditate.

sabato 24 novembre 2012

uchi kaiten sankio



ieri sera lezione aikido. arrivo, sono di buon umore. ho alle spalle 4 ore di lezione a scuola, pranzo, 4 ore di aula in bicocca.
ho il cervello  congestionato di parole, di gente che mi  chiede, di attenzione ad personam e, al contempo, indifferenziata. 
infilo il doghi (si scrive così?), indosso l'hakama, male come al mio solito. riscaldamento, qualche battuta, molti sorrrisi, il maestro scende e mostra la prima forma : uchi kaiten sankio.
con me pratica salvatore, è molto cresciuto, è diventato un bravo aikidoka. è concentrato, ma sa accogliere e capisce subito che sono in loop.
proprio non viene, aiumiashi, sbaglio direzione, forse sarebbe più facile confrontarsi con una pagina a caso di Essere e Tempo di Heidegger.
mi mozzerei la testa che si porta dietro una stanchezza  che mi ha incrostato la vita.
è un  amore non corrisposto, quello tra me e l'aikido. guardo, osservo, cerco di non pensare ad altro, nella mente la forma sembra facile, poi c'è il mio corpo che mi dice altro. parla del freddo preso in motorino, del panino veloce addentato prima di arrivare al dojo e di altre cose ancora che riguardono solo me.
ma...  amor, ch’a nullo amato amar perdona, da innamorato caparbio, tenace, ci provo. ogni volta costretto a barattare un po' di ego in cambio di un movimento fatto col corpo, che vorrebbe essere fluido, ma il buffering della mente che scompone le varie fasi lo rende a scatti.
una cosa è certa, anche dovessi impiegarci altri dieci anni sto giro non mollo. ho tentato già di farlo, ma un giorno entrando alla upim di piazzale loreto, per far passare una persona che usciva, ho fatto una specie di tenkan e perciò sono tornato.
è così difficile alla mia età destrutturarsi ed essere umili. la seconda virtù sin da giovane non è mai stata il mio forte, sulla prima ho lavorato a lungo. la strada è lunga ma non passa attraverso ciò che sta sopra il collo..

domenica 4 novembre 2012

Doshurino

cose che ho imparato grazie al doshurino

1. che ho le orecchie morbide e perciò le devo rimboccare sotto il casco
2. che il casco mi ricorda che ho un testone
3. che quando piove la visiera del casco si appanna e le gocce d'acqua lo solcano  facendoti andare in giro con l'espressione "o la va o la spacca"
4. che la coperta per le gambe della Tucano serve poco per tenere caldo e molto ad impedire i movimenti
5. che le strade sono piene di buche piccole e grandi, che devo stare attento alle foglie secche, ai tombini, alle scie sull'asfalto che magari è olio

6. che ci impiego meno tempo a fare gli spostamenti
7. che ci impiego molto tempo a fermarmi, togliere il casco, sfilare i guanti, mettere la catena
8. che in mezzo al traffico ho la testa che sembra la palla laser in discoteca perchè bisogna stare attentissimi
9. che faccio benzina e mi scordo quando l'ho fatta l'ultima volta
10. che da casa all'autorimessa è un bel pezzo

11. che non ho paura della velocità
12. che quando potrò ne comprerò uno più bello e sicuro
13. che questo post è noiosissimo
14. che questo motorino mi ricorda ogni giorno che non ho la macchina
15. che quando vado a fare la spesa al ritorno sembro uno della famiglia Togni

16. che mia madre a giorni alterni mi chiede di farle vedere il motorino perchè si scorda che l'ha già visto
17. che in motorino è saggio non sentire l' i-pod
18. che quando guidi non devi pensare al calcolo dell'IMU
19. che quando guidi e tiri giù la visiera non puoi fumare, non puoi sputare le cicche o bubble gum dir si voglia. non puoi nemmeno sputare tout court, a meno che il catarro non sia grigio come il casco per fare ton sur ton
20.che quando ti fermi e osservi quelli in macchina,  tu sai che sei vivo mentre quelli stanno tra la vita a basso voltaggio  e la morte per noia