sabato 29 agosto 2015

Una struggente tenerezza





oggi osservavo i miei genitori ultraottantenni guardare la televisione. volume alto per via della sordità incipiente e questa specie di finestra sul mondo che presentifica tutto, che allinea tutto sullo stesso piano, che mischia fossili di squali col quiz, la dominazione portoghese del Brasile con la pubblicità dei grissini.
questa specie di cloaca necessaria, all'interno della quale è così difficile rimanere a galla.
ma per loro è ciò che rimane del mondo. non una finestra, ma un affaccio, non una vita vicaria, ma la vita al costo di un canone.
se non puoi camminare, se ogni passo è un inciampo, che fai? guardi la televisione.
la noia si dilegua, le ore tra pranzo e cena diventano più sopportabili. le notizie si accavallano, si mischiano, fanno vortice e mulinello, ti ingoiano per risputarti in un altro punto dove il ricordo è meno doloroso e  si sfilaccia per lasciare spazio a questi piccoli brandelli di mondo sotto forma di pixel.
passiamo la vita, buona parte, a nasconderci alla vita. in pochi casi non ci trova. e quando le riesce ci interroga.
il senso dove sta? c'è un senso? c'è un legame, anche sottile, non importa, purché sia un legame?
la demenza senile fa il resto, scompagina, mischia, confonde, e nelle maglie larghe della rete dei ricordi si intrufolano  le immagini che provengono dal monitor lcd.
un parapiglia di immagine al netto del nesso, al più quello di non sentire che non c'è, che il senso di tutto ciò è una vocina flebile, quasi impercettibile.
eppure ci sento una tenerezza infinita, non molto diversa dalla foga del bambino alle prese col suo primo castello di carte.
il gioco non ha senso, le carte tantomeno, ma quell'impegno, quella vita che scorre facendosi largo in vene occluse, tutto questo lo porto con me, nel mio cuore.
una struggente tenerezza, proprio come il barbaglio del sole sul lago al tramonto.

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