Il mio amore ha gli occhi verdi cosi grandi che non vedi le sponde. Sono come due laghi profondi sui quali si specchia una corolla di alberi sempreverdi.
Io ho la fortuna di conoscere il suo cuore perché me ne ha regalato un bel pezzo e proprio quello con vista sull'Amare. Dentro ci ho portato la mia vita con tutte le sue carabattole, quelle colorate e quelle grigie.
Il mio amore ha un nome di tre sillabe perche di più le sarebbe sembrato di esagerare. Si accontenta di poco ma lo fa senza farlo pesare. Mostra con orgoglio il suo ultimo acquisto fatto con pochi euro.
Io la osservo incuriosito perche ne ha sempre una da fare e una da dire e ogni tanto inciampa nelle mille cose che fa e le vengono gli occhi lucidi di pianto. In quei momenti si trasforma in un fiore delicatissimo e quando l'accarezzo per consolarla mi sembra di toccare vetro soffiato.
Perché amare una donna tre sillabe non è semplice e io talvolta ci metto per farla arrabbiare quando sono intempestivo, quando col mio ego bulimico la scavalco. Però poi alla fine mi sorride perché è piena di pazienza, quella di chi ne ha passate tante e sa perdonare.
La mia ragazza non solo è bella ma è anche simpatica. Quando ti fa ridere prima ride lei e sembra che ogni cosa intorno si illumini dal di dentro per non sfigurare nel confronto con un sorriso cosi bello come il suo.
Tre sillabe non è solo queste parole ma anche gli spazi vuoti tra queste. Spazi fatti del silenzio bello e dolce che ho la fortuna di condividere e che mi innaffia il cuore.
Perciò se lei lo vorrà io scriverò su una pergamena una richiesta di matrimonio e andrò da suo padre e la leggerò ad alta voce scandendo bene tutte le parole. Per forza di cose mi dirà di sì perché certe parole fanno sorgere e tramontare sole e luna.
La mia regina si chiama Monica ma io per velocizzare la chiamo Amo.
domenica 30 novembre 2014
Il mio amo
sabato 29 novembre 2014
Un incontro inatteso
oggi un incontro inatteso mi ha spinto a riconsiderare l'importanza di questo blog.
ho incontrato un mio studente del 2001, di una prima superiore di allora. adesso ha 27 anni e io 13 in più di quando lo conobbi.
mi ha fatto piacere che si ricordasse di me. ciò che ho seminato negli anni a quanto pare non è stato vano.
non importa che sia io, potrebbe essere anche un altro. ciò che conta non è neppure la trasmissione del sapere ma di una postura curiosa sulla vita che brulica nell'anima per farla crescere.
questa è la vera eredità,
non è fatta di regole, di concetti, di saperi pret-a-porter, ma di voglia di sapere e di proteggere ciò che si sa per trasferirlo, per farlo girare.
perché non si perda il senso di questa nostra civiltà che con grande fatica e tra mille resistenze ha coltivato il dubbio, l'attesa che fa coscienza.
quella specie di intercapedine che sta tra un'azione e l'altra e nel mentre la compie si interroga sulla sua portata, sulla sua giustezza, capendo e affinando lo sguardo sulle cose della vita.
comprendendo che nulla è incontrovertibile, che non c'è una risposta giusta, che il senso non è mai mono ma sempre pluri o poli. .
poi, chissà perché, sono andato a rivedere il significato della sezione aurea, della sequenza di Fibonacci. perché quel simbolo l'ho tatuato sul mio corpo e mi è caro. significa armonia e perfezione, cioè l'esatto contrario di quel che sono e che sarò.
però un momento perfetto questo pomeriggio l'ho vissuto incontrando il mio studente oggi uomo fatto e finito.
ed era il suo viso felice di avermi rivisto, i suoi occhi mobili che seguivano le mie parole.
molte cose che facciamo e pensiamo hanno un puro valore consolatorio, servono a proteggerci dalle nostre fragilità, servono a indicarci una qualche strada che forse non percorreremo neppure, che magari faremo male, inciampando.
non conta neppure questo, conta però preservare per poi lasciare a chi è giovane la sensazione di potere costellare la propria pista di atterraggio e di decollo con lunghe teorie di lumini, di luci iridescenti, fredde e calde.
perchè l'eredità è lasciare una penna tra le mani di chi incontriamo. serve per volare e alla gente come me che non sa farlo, serve per scrivere,
grazie niccolò.
ho incontrato un mio studente del 2001, di una prima superiore di allora. adesso ha 27 anni e io 13 in più di quando lo conobbi.
mi ha fatto piacere che si ricordasse di me. ciò che ho seminato negli anni a quanto pare non è stato vano.
non importa che sia io, potrebbe essere anche un altro. ciò che conta non è neppure la trasmissione del sapere ma di una postura curiosa sulla vita che brulica nell'anima per farla crescere.
questa è la vera eredità,
non è fatta di regole, di concetti, di saperi pret-a-porter, ma di voglia di sapere e di proteggere ciò che si sa per trasferirlo, per farlo girare.
perché non si perda il senso di questa nostra civiltà che con grande fatica e tra mille resistenze ha coltivato il dubbio, l'attesa che fa coscienza.
quella specie di intercapedine che sta tra un'azione e l'altra e nel mentre la compie si interroga sulla sua portata, sulla sua giustezza, capendo e affinando lo sguardo sulle cose della vita.
comprendendo che nulla è incontrovertibile, che non c'è una risposta giusta, che il senso non è mai mono ma sempre pluri o poli. .
poi, chissà perché, sono andato a rivedere il significato della sezione aurea, della sequenza di Fibonacci. perché quel simbolo l'ho tatuato sul mio corpo e mi è caro. significa armonia e perfezione, cioè l'esatto contrario di quel che sono e che sarò.
però un momento perfetto questo pomeriggio l'ho vissuto incontrando il mio studente oggi uomo fatto e finito.
ed era il suo viso felice di avermi rivisto, i suoi occhi mobili che seguivano le mie parole.
molte cose che facciamo e pensiamo hanno un puro valore consolatorio, servono a proteggerci dalle nostre fragilità, servono a indicarci una qualche strada che forse non percorreremo neppure, che magari faremo male, inciampando.
non conta neppure questo, conta però preservare per poi lasciare a chi è giovane la sensazione di potere costellare la propria pista di atterraggio e di decollo con lunghe teorie di lumini, di luci iridescenti, fredde e calde.
perchè l'eredità è lasciare una penna tra le mani di chi incontriamo. serve per volare e alla gente come me che non sa farlo, serve per scrivere,
grazie niccolò.
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