martedì 20 luglio 2010

"enso" dunque sono


Chi tra di noi non ha "un progetto" ? Una sorta di carta millimetrata all'interno della quale pazientemente incasellare ambizioni, traguardi, scelte massime e decisioni minime.
Eppure spesso non si arriva a meta, i traguardi ci sfuggono, le mire si traducono in altro. Come se qualcuno o qualcosa ci pilotasse in un altrove che proprio non era previsto.
Talvolta ho l'impressione che molti (me compreso nel prezzo) non s'accorgano di far parte di un disegno più vasto .
Nulla a che fare con l'aldilà: il disegno esige fedeltà alla terra, per dirla con Nietsche,e sta tutto qui, in questo segmento spazio temporale che occupiamo per qualche decennio. L'impressione è la stessa che si prova quando si sa di non aver diligentemente assolto un compito, di aver furbescamente saltato qualche pagina, di aver interrotto un cammino intrapreso e poi abortito da necessità inderogabili o compromesso dalla nostra ignavia e/o accidia.
Spesso il disegno sta di fronte ai nostri occhi e sarà per via del fatto che è troppo vicino che finisce col costringerci a spostare lo sguardo su altri fuochi.
A guidare il disegno è il nostro daimon, quella vocina alla quale spesso il nostro super io fa lo sgambetto.
Spesso osservo con attenzione le vite altrui e mi dico ciò che gli altri si dicono quando osservano la mia: ma come fa a non accorgersi che potrebbe essere felice se solo facesse, dicesse, ecc.
Ieri sera ho mangiato un panino con Aureliano e Kayoko. Ho ascoltato con interesse le riflessioni di Aureliano, i suoi discorsi e l'emozione che mi ha passato ora li ho tradotti in questo post.
Per dire felicità bisogna comprare tutte le vocali , perchè non ne basta mai solo una.

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