venerdì 16 luglio 2010

la vita è merdavigliosa... (post paratattico)


Oggi :-) una botta di eros : agenzia delle entrate in via bistolfi,5.
Prendo la macchina intorno ale 9.00, fa già caldo, imbuco la tangenziale est e mi trovo davanti un muro di camions (con la s del plurale, perchè ce ne erano tantissimi). Esco in rubattino, ma chi era sto rubattino, un amico di craxi? e cerco via bistolfi che sta dalle parti di trentacoste.
Sono nella terra di nessuno, where the strets have no name. Trovo l'indicazione e posteggio al sole. I numerini li hanno distribuiti tutti intorno alle 8 e ora io sono fuori lista ma non desisto. Attendo dalle 9,30 circa alle 13,40e provo tutte le emozioni che è dato provare nel corso di una vita: attesa virile e consapevole, attesa indifferente, attesa insofferente, quieta rassegnazione, turbata rassegnazione, rabbia, rabbia funesta striata di propositi omicida. All'una saltano i terminali, quando arrivo davanti all'impiegato mi scuso prima con teresa d'avila con la quale stavo chattando da un quarto d'ora ostaggio del mio delirio. Mi stava spiegando come fare per ottenere le stigmate o quantomeno un paio di ali malandate, e mi sembrava un discorso interessante. L'impiegato mi dice che sta chiudendo, lo guardo like a merdaccia, ma anche come una specie di illuminato guru al quale chiedere che senso ha la vita.
Mi visiona le carte e mi comunica che dovrò ritirare l'atto vidimato a partire da lunedì 19. Mi giro per chiedere forza a Santa Teresa ma non c'è più: ha strisciato il badge ed è in pausa pranzo anche lei. Mi rigiro verso l'impiegato, quasi quasi gli faccio un kiritzuke con la mia lingua katana, poi lascio perdere, mi fa pena anche lui.
Esco: il caldo si avvicina ai 40°, entro il macchina, accendo il quadro che segna 43°: ho un mancamento, ma non in tutto il corpo, solo le palle che slittano e s'arrestano all'altezza dello stinco. Attraverso la città col sole allo zenith.
Arrivo in trattoria alle 14.00. Mi siedo al tavolo e ordino linguine al pesto, tanto per rimanere leggerino. Mi guardo intorno e c'è un signore che somiglia un casino all'angelo Clarence del film di Frank Capra del 1946.
Ha i capelli bianchi come la neve e un sorriso benevolo. Forse Dio esiste, per certo
dirige l'agenzia delle entrate di via bistolfi.

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